Irrigare le piante d’appartamento in modo corretto è un compito semplice ma talvolta nasconde delle insidie: infatti gli errori d’irrigazione, in eccesso o in difetto, sono la principale causa di insuccesso nella coltivazione delle piante da interni.
Ecco alcuni suggerimenti per non commettere più errori!
Perché dobbiamo irrigare le piante coltivate in vaso?
Per capire l’importanza dell’irrigazione dobbiamo partire dal principio vitale delle piante stesse. Le fibre di cellulosa, cioè il polimero di cui sono costituite le piante, sono composte da catene di zuccheri, in particolare molecole di glucosio, lo zucchero delle piante. Per creare una nuova foglia o un nuovo fiore le piante hanno bisogno di energia e la generano come noi umani, cioè bruciando gli zuccheri, quindi le molecole di glucosio.
Ma dove prendono il glucosio le piante? Grazie al miracolo della fotosintesi clorofilliana, sfruttano l’energia solare per legare Anidride Carbonica (CO2) e acqua (H2O) per produrre zuccheri, con uno scarto di Ossigeno (O) che viene liberato nell’aria. Perciò le piante sono una fonte di Ossigeno per le nostre case.
L’acqua è quindi un elemento fondamentale per la fotosintesi clorofilliana, alla base della vita delle nostre piante. Quelle coltivate in vaso, poi, non possono cercare l’umidità in profondità con le radici: toccherà a noi fornire l’acqua necessaria alla loro sopravvivenza.
Quando si bagnano le piante?
La risposta esatta a questa domanda è “quando serve”. Non esiste infatti una regola “fissa” valida per tutte le piante e tutte le occasioni. La frequenza tra ogni irrigazione è infatti influenzata da molti fattori, talvolta concomitanti. Vediamo i principali per capire come costruire il nostro “modello”.
Anzitutto influisce il periodo e la temperatura. In estate il caldo afoso farà evaporare più rapidamente l’umidità contenuta nel terriccio e dovremo intervenire con maggiore frequenza. Anche l’esposizione solare è importante: i vasi che devono sopportare i raggi solari nelle ore più calde della giornata avranno più “sete” di quelle coltivate all’ombra.
Non meno importante è la grandezza del vaso. Un contenitore piccolo accoglie poco terriccio ed è totalmente esposto ai raggi solari: ovviamente l’umidità evaporerà molto velocemente. Al contrario un vaso molto grande riuscirà con maggiore facilità a trattenere un po’ di umidità al suo interno.
Infine non dimentichiamo che ogni pianta ha esigenze molto differenti. Le Cactaceae e le succulente amano terreni aridi e non sono abituate a troppa umidità, che provoca facilmente marciumi radicali. Al contrario le piantine aromatiche vanno bagnate ogni giorno in estate.
La soluzione migliore è immergere un dito nel vaso e controllare il livello di umidità: se è secco irrighiamo, altrimenti rimandiamo. Col passare del tempo sarà facile individuare le esigenze di tutte le piante e provvedere alla loro irrigazione quando necessario.
Irrigare le piante una volta alla settimana, perché abbiamo tempo solo nel week end, sarà la soluzione ideale solo per alcuni tipi di piante: troppo le piante grasse e troppo poco per un piccolo vasetto di Basilico sotto il sole di luglio. Se non abbiamo tempo per irrigare le piante, possiamo ricorrere ai vasi con riserva d’acqua: assicurano la giusta umidità alle radici e ci avvisano quando manca l’acqua.
Come irrigare le piante in vaso?
Nei vivai e nei garden center le piante d’appartamento vengono coltivate su bancali, che si riempiono e svuotano di acqua, per irrigare e fertilizzare le piante. Si tratta quindi di un’irrigazione del basso: ciò permette alle radici di assorbire l’acqua necessaria e di impregnare il terriccio, ma senza bagnare inutilmente le foglie e la parte aerea delle piante. Nelle stagioni più umide, come la primavera e l’autunno, le gocce sulle foglie possono stimolare lo sviluppo di spore fungine: sarebbe meglio non bagnare le foglie, se non è necessario.
Un modo per irrigare le piante in vaso è quindi riempire il sottovaso d’acqua, attendendo 15/20 minuti per permettere al terriccio di assorbire l’umidità. Al termine svuotiamo il sottovaso e lasciamo scolare l’acqua in eccesso. Va evitata l’acqua stagnante nel sottovaso: stimola asfissie e marciumi radicali ed è un terreno di coltura per le malattie fungine.
In alternativa, se i vasi sono di piccole dimensioni, possiamo spostarci su un lavandino: irrighiamo bene il terriccio, anche vicino ai bordi, e lasciamo scolare il vaso prima di riporlo sul sottovaso o nel cachepot.
Con quale acqua?
Usiamo acqua a temperatura ambiente: se fosse troppo fredda potrebbe provocare uno choc termico, specialmente alle piante esposte al sole in estate.
L’acqua del rubinetto spesso contiene calcare e cloro, poco adatti alle piante. Specialmente alle piante acidofile (come Camelie o Azalee): l’uso continuativo di acqua contenente calcare tende a ridurre l’acidità del pH del substrato.
In estate alcune piante, come le Orchidee, richiedono nebulizzazioni fogliari durante le giornate più calde. Anche in questo caso meglio evitare l’acqua calcarea che lascia aloni biancastri sulle foglie.
Possiamo utilizzare acqua piovana o demineralizzata. In alternativa lasciamo decantare per una notte l’acqua dell’acquedotto in un annaffiatoio: il calcare si depositerà sul fondo.
Quando irrigare?
In estate è meglio irrigare dopo il tramonto. Le radici e il terriccio avranno così tempo di “bere” per tutta la notte, prima che i caldi raggi solari inizino il processo di evaporazione.
Nei periodi in cui sono più attive le malattie fungine, quindi in primavera e in autunno, meglio optare per le prime ore del mattino, per evitare eccessi di umidità notturni.
Queste regole sono maggiormente valide per le piante coltivate sul terrazzo. Quelle allevate in casa tutto l’anno generalmente si giovano di temperature e tassi di umidità ambientale abbastanza stabili.